Decreto Liquidità: ammortizzatori sociali COVID-19 estesi agli ultimi assunti

Sulla Gazzetta Ufficiale n. 94 dell’8 Aprile 2020, è stato pubblicato il Decreto-Legge n. 23 dell’8 Aprile 2020 (c.d. «Decreto Liquidità» - disponibile qui) recante «misure urgenti in materia di accesso al credito e di adempimenti fiscali per le imprese, di poteri speciali nei settori strategici, nonché interventi in materia di salute e lavoro, di proroga di termini amministrativi e processuali».

Il nuovo Decreto -entrato in vigore ieri- ha lo scopo di contenere gli effetti negativi che l’emergenza epidemiologica sta producendo sul tessuto socio-economico nazionale, prevedendo misure di sostegno alla liquidità delle imprese e di copertura di rischi di mercato particolarmente significativi.

Oltre alle numerose misure economiche, volte a garantire la continuità delle imprese colpite dall’emergenza epidemiologica, il Decreto Liquidità prevede l’estensione delle integrazioni salariali COVID-19 anche ai lavoratori assunti dal 24 Febbraio 2020 al 17 Marzo 2020, nonché la proroga al 30 Giugno 2020 dei documenti di regolarità fiscale (c.d. «DURF») emessi nel mese di Febbraio 2020.

1. Estensione CIGO, FIS e CIGD ai nuovi assunti

In particolare, l’art. 41 del Decreto-Legge n. 23/2020 estende la Cassa integrazione ordinaria, l’assegno ordinario del FIS e la Cassa integrazione in deroga ai lavoratori assunti tra il 24 Febbraio e il 17 Marzo 2020, integrando quanto previsto dagli artt. 19 e 22 del Decreto «Cura Italia».

Come noto, il Decreto-Legge n. 18/2020 aveva introdotto la possibilità di accedere alla CIGO e all’assegno ordinario del FIS con causale «Covid-19 nazionale», nonché alla CIG in deroga, per i lavoratori che risultavano alle dipendenze delle aziende richiedenti l’integrazione salariale alla data del 23 Febbraio 2020. Per i lavoratori assunti successivamente, invece, non era previsto l’accesso a tali ammortizzatori sociali, suscitando non poche critiche da parte di imprese e sindacati.

Il nuovo Decreto Liquidità interviene su questa disparità ed estende le integrazioni salariali legate all’attuale periodo emergenziale COVID-19 anche agli assunti dopo il 23 Febbraio 2020. Pertanto, la domanda per l’accesso ai trattamenti di integrazione salariale può essere presentata per tutti i dipendenti assunti alla data del 17 marzo 2020, non operando il requisito dell’anzianità di effettivo lavoro dei 90 giorni previsto a normativa vigente.

Inoltre, il nuovo Decreto precisa che le domande di Cassa integrazione in deroga, da inviare alle Regioni e Province autonome nelle modalità descritte nei relativi decreti regionali, sono esenti dall’imposta di bollo (con un complessivo risparmio per le aziende, e conseguente diminuzione di gettito, stimato nella relazione tecnica del Decreto in circa 16 milioni di Euro).

2. Proroga dei documenti di regolarità fiscale in materia di appalto

Un’ulteriore novità introdotta dal Decreto Liquidità riguarda i documenti di regolarità fiscale (c.d. «DURF») emessi nel mese di Febbraio 2020.

Come noto, il Decreto Fiscale 2020 (D.L. n. 124/2019) ha introdotto alcune novità in materia di ritenute fiscali sui redditi dei lavoratori impiegati in determinati appalti e subappalti. Il committente, da quest’anno, deve richiedere all’appaltatore la trasmissione di copia delle deleghe di pagamento relative al versamento delle ritenute fiscali per i loro lavoratori. Tale obbligo, tuttavia, non si applica agli appaltatori in grado di ottenere una certificazione di regolarità fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate, che servirà a verificare che l’impresa appaltatrice ed eventuale sub-appaltatrice siano in possesso di determinati requisiti fiscali. Specularmente, è consentito alle imprese committenti di non applicare il meccanismo di controllo dell’applicazione delle ritenute fiscali nell’ambito dei contratti di appalto di cui all’art. 17-bis del D.Lgs. n. 241/1997.

Con il nuovo Decreto Liquidità, la validità dei certificati (DURF) emessi dall’Agenzia delle Entrate entro il 29 Febbraio 2020 verrà prorogata fino al 30 Giugno 2020, all’evidente scopo di evitare, nell’attuale contesto di emergenza sanitaria, accessi presso gli Uffici dell’Agenzia in mancanza di una procedura telematica per la richiesta.

Sono evidentemente penalizzate le aziende che non hanno provveduto a richiedere il certificato prima della sospensione dell’attività degli Uffici. In tal caso, dovrà applicarsi la procedura ordinaria, ossia il committente dovrà verificare il corretto pagamento delle ritenute fiscali da parte dell’appaltatore.

Infine, l’Agenzia delle Entrate -con Circolare n. 8/E del 3 Aprile 2020- ha chiarito che la verifica non deve essere effettuata nel caso in cui gli appaltatori rientrino nelle categorie di contribuenti per i quali il Decreto «Cura Italia» ha sospeso i termini per i versamenti tributari.