Salario minimo in Europa: raggiunto l’accordo tra Consiglio dell’UE e Parlamento Europeo

È stato raggiunto l’accordo tra il Consiglio dell’UE e il Parlamento Europeo sulla proposta di Direttiva relativa all’introduzione di salari minimi adeguati all’interno degli Stati membri dell’Unione Europea, presentata lo scorso 28 Ottobre 2020.

Il dibattito europeo sul salario minimo – sviluppatosi già da alcuni anni – è stato accelerato dalla crisi economica causata dall’emergenza Covid-19, che ha colpito in modo particolare i settori produttivi caratterizzati da un'elevata percentuale di lavoratori mediamente a basso salario, come il commercio al dettaglio e il turismo.

L’obiettivo dell’Unione Europea non è uniformare i sistemi nazionali attraverso l’introduzione di un salario minimo uguale per tutti gli Stati (di difficile realizzazione, stanti le diversità di struttura economica dei diversi Paesi dell’Unione) ma, piuttosto, individuare un sistema di regole finalizzate a definire retribuzioni adeguate ed eque rispettando le specificità di ogni ordinamento interno e favorendo al contempo il dialogo tra le parti sociali.

Tra gli ambiti di intervento individuati nella proposta di Direttiva, di particolare interesse appaiono i seguenti:

1. gli Stati membri in cui sono già previsti salari minimi legali (ovvero individuati dalla legge o da altre disposizioni giuridiche vincolanti) dovranno adottare criteri chiari per determinarli e aggiornarli (tra cui il potere d’acquisto, il costo della vita, il livello e il tasso di crescita dei salari e l’andamento della produttività del lavoro). Consiglio e Parlamento Europeo hanno convenuto che gli aggiornamenti dei salari minimi legali avverranno almeno ogni due anni (o al massimo ogni quattro anni per quei Paesi che utilizzano un meccanismo di indicizzazione automatica) e che le parti sociali dovranno essere coinvolte nelle procedure di definizione e aggiornamento dei salari minimi legali;
2. i Paesi dell’UE dovranno rafforzare la contrattazione collettiva, quale fattore essenziale per la tutela dei lavoratori. Ed infatti, gli Stati membri in cui meno dell'80% della forza lavoro è tutelata da un contratto collettivo dovranno creare un piano d'azione al fine di aumentare progressivamente questa copertura. Per elaborare la migliore strategia, a tal fine, dovranno coinvolgere le parti sociali e informare periodicamente la Commissione Europea sulle misure adottate;
3. gli Stati membri dovranno inoltre adottare strumenti di raccolta e di comunicazione dei dati relativi al salario, al fine di monitorare la copertura e l’adeguatezza della tutela garantita dal trattamento minimo sia di fonte legale che contrattuale;
4. le autorità nazionali dovranno infine garantire l’accesso da parte dei lavoratori ad un sistema di definizione delle controversie efficace e imparziale, nonché prevedere un apparato sanzionatorio dissuasivo in caso di violazioni in materia.

La bozza di Direttiva dell’UE sul salario minimo dovrà essere approvata in via definitiva dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’UE. Da quel momento, agli Stati membri saranno concessi due anni per il suo definitivo recepimento attraverso l’adozione di atti normativi nazionali.

In una visione “comparata”, allo stato, tra i 27 Paesi membri dell'UE, solo 21 prevedono un salario minimo legale. L'Italia, insieme a Danimarca, Cipro, Austria, Finlandia e Svezia rientra invece tra gli Stati in cui la protezione del salario minimo è fornita esclusivamente in via indiretta, attraverso un sistema (piuttosto criptico e complesso, ma che è stato efficace per oltre 70 anni) che passa dalla Costituzione Italiana e, attraverso un consolidato orientamento delle Corti di merito e della Corte di Cassazione, arriva ai contratti collettivi, che oggi rappresentano la base per il salario minimo in Italia, non essendo come detto in materia vigente una regolamentazione di fonte legale.

Nel nostro Paese, il tema appare in ogni caso di particolare attualità e oggetto di un intenso dibattito, che da tempo divide le forze politiche e che, solo pochi anni fa, aveva portato ad un passo dall’approvazione di una legge nazionale sul salario minimo.

Allo stato, quindi, non rimane che attendere gli sviluppi normativi sia sul fronte europeo che nazionale, con la consapevolezza che le decisioni in tema di salario minimo saranno centrali per l'occupazione e per l'economia del nostro Paese e dell’intera Europa.