CIGS e Decreto Lavoro: i chiarimenti dell’Inps

L’INPS, con il messaggio 2512 del 4 luglio 2023 (disponibile qui), ha fornito alcune importanti indicazioni operative inerenti la possibilità d’utilizzo della cassa integrazione guadagni straordinaria (CIGS) prevista dal recente Decreto Lavoro (art. 30 del Decreto-Legge 48/2023), convertito con modificazioni dalla Legge 85/2023.

La ratio della disposizione in questione è quella di intervenire in presenza di situazioni particolarmente difficili per le aziende, prevedendo così la possibilità di autorizzare un periodo ulteriore di CIGS e derogando la disciplina di carattere generale.

I soggetti legittimati a ricorrere al regime contenuto nell’art. 30 del Decreto Lavoro sono le aziende, anche in stato di liquidazione, che non hanno potuto completare i piani di riorganizzazione e ristrutturazione industriale, oggetto della precedente autorizzazione per cause non imputabili al datore di lavoro. In tal senso, la proroga autorizzata in base al messaggio INPS consente di coprire l’arco temporale tra il 1° Ottobre 2022 al 31 Dicembre 2023, per un massimo, quindi, di 15 mesi.

L’intervento di proroga viene concesso in deroga a tutti i limiti di durata della cassa integrazione, sia singoli che complessivi, compreso quello che prevede un vincolo alle sospensioni lavorative entro un massimo dell’80% delle ore lavorabili nell’unità produttiva per la quale si richiede il trattamento, nell’arco di tempo relativo alla concessione della CIGS.

Alla misura in questione non si applicano le disposizioni procedimentali contenute negli articoli 24 e 25 del D. Lgs. 148/2015, venendo meno gli obblighi di consultazione sindacale oltre quelli previsti in materia di termini per la presentazione della domanda di trattamento straordinario di integrazione salariale.

Il trattamento di integrazione salariale in commento viene concesso con decreto del Ministero del Lavoro entro un limite di spesa di 13 milioni di euro per il 2023 e di 0,9 milioni di euro per il 2024, il cui monitoraggio viene richiesto all’INPS.

Inoltre, l’INPS spiega che l’erogazione del trattamento di integrazione salariale è previsto esclusivamente con modalità di pagamento diretto al lavoratore. Così che il datore di lavoro, a pena di decadenza, sarà tenuto a inviare all’INPS tutti i dati necessari per l’erogazione dell’integrazione salariale entro la fine del secondo mese successivo a quello in cui è collocato il periodo di integrazione salariale o, se posteriore, entro il termine di 60 giorni dalla comunicazione del provvedimento di autorizzazione. Trascorsi inutilmente i termini in questione, il pagamento della prestazione e gli oneri a essa connessi rimangono a carico del datore di lavoro inadempiente.