In caso di delibera di aumento del capitale sociale il socio di società a responsabilità limitata può cedere a terzi il proprio diritto di sottoscrizione

In una recente ordinanza (Cass. sez. I, civ., ordinanza 9 aprile 2021 n. 9460) la Corte di Cassazione ha affermato che, in caso di deliberazione di aumento del capitale sociale, ciascun socio di società a responsabilità limitata può cedere a terzi il proprio diritto di sottoscrizione prima della relativa scadenza, salvo che lo statuto lo vieti espressamente o preveda limitazioni alla circolazione delle quote della società.

Lo snodo cruciale della questione affrontata dal Supremo Collegio nella pronuncia in esame concerne, in particolare, la corretta interpretazione dell’articolo 2481-bis del codice civile. Nello specifico, tale norma prevede che, in caso di decisione di aumentare il capitale sociale mediante nuovi conferimenti, spetti ai soci il diritto di sottoscrivere lo stesso in proporzione alle partecipazioni da questi detenute. Ai sensi del secondo comma della disposizione in esame, inoltre, l'atto costitutivo può prevedere, salvo per il caso di cui all'articolo 2482-ter (ovvero di riduzione del capitale sociale al di sotto del minimo legale), che l'aumento di capitale possa essere attuato anche mediante offerta a terzi di quote di nuova emissione, fermo restando, in tal caso, il diritto dei soci che non abbiano acconsentito alla decisione di recedere dalla società. D’altra parte, nel caso in cui lo statuto non disponga che l’aumento di capitale possa essere attuato anche mediante offerta di nuove quote in favore di soggetti non soci, l’articolo 2481-bis del codice civile non chiarisce se il “silenzio” del contratto sociale sul punto sia tale da consentire o meno la cessione da parte del socio del proprio diritto di sottoscrivere l’aumento deliberato.

Nello sviluppo del proprio iter argomentativo, la Corte di Cassazione con l’ordinanza in parola ha innanzitutto rilevato che la suddetta disposizione contempla l’ipotesi della previsione in statuto di una clausola che, ammettendo la collocazione dell’aumento di capitale presso terzi, comprima ab origine il diritto di opzione dei soci. La fattispecie di cui all’articolo 2481-bis non è dunque sovrapponibile a quella oggetto della vicenda in esame: se, infatti, la norma ammette la possibilità di prevedere a livello statutario la sottrazione delle quote di nuova emissione al diritto di opzione spettante ai soci, presupposto della cedibilità o meno del diritto di sottoscrivere tali quote è, invece, la titolarità, in capo al socio, del diritto di opzione stesso.

Chiarito quanto sopra, la Corte di Cassazione si è poi focalizzata sulla natura personalistica della società a responsabilità limitata, la quale è intesa dalla dottrina secondo due distinte declinazioni. In una prima accezione (“forte”), da siffatta natura discenderebbe la tendenziale chiusura della società a responsabilità limitata nei confronti di soggetti terzi, che, dunque, non potrebbero farvi ingresso: in tale prospettiva, detto tipo societario risulterebbe pertanto caratterizzato dalla sostanziale immutabilità della propria componente soggettiva. Privilegiando la seconda accezione (“debole”), si ritiene invece che il carattere personalistico tipico delle società a responsabilità limitata si concretizzi nel ruolo che la partecipazione sociale assegna al singolo socio rispetto agli altri sicché, nelle intenzioni del Legislatore, esso mirerebbe non tanto a garantire l’immutabilità della compagine sociale (che ben potrebbe variare con l’ingresso in società di nuovi soci), bensì la preservazione della misura della partecipazione del singolo socio nella società stessa.

La Suprema Corte si è, infine, espressa a favore dell’accezione debole del carattere personalistico della società a responsabilità limitata valorizzando, inter alia, il dato di cui all’articolo 2469, comma primo, del codice civile secondo il quale le quote di partecipazione al capitale sociale della stessa risultano liberamente trasferibili salvo diversa disposizione dell’atto costitutivo. Sarebbe, infatti, illogico, in assenza di qualsiasi limitazione statutaria alla circolazione delle partecipazioni societarie, impedire al socio di poter alienare a terzi il proprio diritto di sottoscrizione dell’aumento di capitale, dal momento che lo stesso ben potrebbe sottoscrivere l’aumento e trasferire poi a terzi la quota così conseguita.

Alla luce di quanto sopra, a meno che lo statuto lo vieti espressamente o preveda limitazioni alla circolazione delle partecipazioni societarie, il socio potrà liberamente cedere a terzi il proprio diritto di sottoscrivere eventuali aumenti di capitale.