La Cassazione sull’applicabilità del D.lgs. n. 231/2001 alle società unipersonali

Con la recente sentenza n. 45100 del 2021, la Corte di Cassazione si è pronunciata in merito alla possibilità di applicare le disposizioni previste dal d.lgs. 231 del 2001 alle società unipersonali. Con pregevoli passaggi motivazionali, e respingendo con forza l’interpretazione fornita dal Tribunale di Pescara sul tema, la decisione in commento si pone a favore dell’applicazione del d.lgs. 231/2001 alle predette società.

Nel caso di specie, era stata applicata la misura cautelare interdittiva del divieto di contrattare con la Pubblica amministrazione nei confronti di tre società a responsabilità limitata. Queste ultime erano state ritenute dal giudice per le indagini preliminari gravemente indiziate dell’illecito previsto dagli artt. 21-25 d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231, in quanto un soggetto “apicale” all’interno della Società aveva corrotto un assessore del comune di Pescara.

Il Tribunale di Pescara aveva annullato l’applicazione di tale misura cautelare interdittiva, in quanto riteneva che le società in questione, di carattere unipersonale, non fossero soggette all’applicazione del d.lgs. n. 231/2001. Di fatto, tali società erano composte e gestite dall’unico socio incolpato del reato presupposto di corruzione propria, ed erano prive di consiglio di amministrazione e di soggetti titolari di specifiche funzioni aziendali. In altre parole, le società in esame si identificavano con la persona fisica che aveva commesso il reato, e di conseguenza erano assimilabili ad imprese individuali, che non sono assoggettabili alla normativa sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche ai sensi dell’art. 1 del d.lgs. n. 231/2001.

Avverso tale decisione, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Pescara proponeva ricorso per cassazione. In particolare, con il primo motivo di ricorso, si lamentava violazione di legge, in quanto le disposizioni del d.lgs. 231/2001 dovevano trovare applicazione nel caso di specie.

La Corte di Cassazione, a tal proposito, richiama innanzitutto il contenuto dell’art. 1 del d.lgs. 231/2001, il quale, nel definire l’ambito soggettivo di applicazione del sistema normativo delineato, evoca l’intero spettro dei soggetti di diritto non riconducibili alla persona fisica, indipendentemente dal conseguimento o meno della personalità giuridica e dallo scopo lucrativo conseguito¹. La questione sottoposta al vaglio dei giudici di legittimità atteneva dunque alla possibilità di riconoscere una “frattura rispetto al dato testuale”, per ritenere che un dato soggetto giuridico, pur formalmente riconducibile alla norma, potesse non essere considerato in concreto un autonomo centro di imputazione di rapporti giuridici rispetto alla persona fisica autore del reato presupposto, e pertanto essere sottratto all’applicazione del d.lgs. 231/2001.

Gli Ermellini ribadiscono dunque la fondamentale distinzione tra società unipersonale ed impresa individuale, nonostante l’estrema semplificazione della struttura, la gestione e la consistenza patrimoniale della società unipersonale possano apparentemente indurre a ritenere inesistenti le differenze tra i due istituti. Di fatto, “la società unipersonale è un soggetto giuridico autonomo e distinto dalla persona fisica dell’unico socio”, in quanto “soggetto metaindividuale a cui la legge riconosce, in presenza di determinati presupposti, una personalità diversa rispetto a quella della persona fisica”. Per questi motivi, la società a responsabilità limitata unipersonale è un soggetto giuridico a cui il decreto legislativo si applica.

D’altra parte, nel caso di società unipersonali di piccole dimensioni, devono essere garantite due esigenze fondamentali: in primo luogo, quella di evitare violazioni del bis in idem sostanziale, che si realizzerebbero imputando alla persona fisica un cumulo di sanzioni punitive per lo stesso fatto; in secondo luogo, quella di evitare che la persona fisica, da una parte, si sottragga alla responsabilità patrimoniale illimitata, costituendo una società unipersonale, ed al tempo stesso eviti l’applicazione del d.lgs. n. 231 del 2001, sostenendo di essere un’impresa individuale.

Ne deriva dunque che, in presenza di società unipersonali a responsabilità limitata, per verificare se la società unipersonale possa rispondere o meno ai sensi del d.lgs. n. 231/2001 deve essere necessariamente condotto un accertamento in concreto alla luce di alcuni presupposti fondamentali, tra cui si riconoscono le dimensioni dell’impresa, la tipologia della struttura organizzativa, e soprattutto la distinguibilità tra l’interesse della società e quello della persona fisica del rappresentante.

Tale accertamento non era di fatto stato condotto dal Tribunale, che si era limitato ad affermare che le società in esame non potessero costituire un autonomo centro di interessi distinti dalla persona fisica, trattandosi sostanzialmente di imprese individuali. Per questi motivi, l’ordinanza del Tribunale doveva essere annullata.

1. Tale interpretazione è stata confermata dalla giurisprudenza di legittimità in Cass. Sez. VI, 16/05/2012, n. 30085.